Ain’t No Mountain High Enough

Plastic Pollution in the World's Most Remote Places

Ciò che evoca pensieri caldi e vecchi ricordi quando si pensa a una canzone soul degli anni '60, perde il suo fascino quando viene inserito in un contesto completamente diverso: l'inquinamento da plastica. Nel 1862 Alexander Parkes inventò la cosiddetta parkesina, un materiale derivato dalla cellulosa presente nelle pareti cellulari delle piante. La parkesina fu classificata come il primo materiale plastico. Quasi un secolo dopo, negli anni Cinquanta, iniziò la produzione di massa di materie plastiche, che si diffuse rapidamente in tutto il mondo. Milioni di tipi e forme di oggetti, prodotti e contenitori furono costruiti con questa nuova sostanza. I materiali precedenti vennero sostituiti e vennero aggiunti imballaggi, anche dove non erano necessari. Nacque un nuovo settore industriale e con esso un nuovo prodotto: l'imballaggio monouso.

Dalla cima più alta della montagna al fondo del mare, gli scienziati hanno trovato quantità allarmanti di plastica e microplastica, anche in luoghi impossibili da raggiungere per noi umani. La plastica è una sostanza che si trova in tutto il mondo, in ogni angolo della terra. 

 nudo Magazine - Pollution & Mass Tourism on Mount Everest


Il turismo di massa inquina il Monte Everest

Il Monte Everest, nelle montagne dell'Himalaya, è la vetta più alta del mondo e un tempo uno dei luoghi più sfuggenti della Terra. Dal maggio 1953, quando la sua vetta fu raggiunta per la prima volta, molte cose sono cambiate. Oggi l'Everest è una destinazione popolare per gli scalatori estremi, che attira centinaia di persone durante l'anno. Di recente sono diventate virali le immagini di una montagna sovraffollata, che mostrano persone in fila per arrivare in cima. Un'escursione costosa, che spesso rientra nella lista delle cose da fare per gli appassionati scalatori. 

L'umanità ha lasciato le sue tracce, anche a 8848 metri di altitudine: lattine, bottiglie di plastica, cannucce, confezioni di cibo e attrezzatura da scalata dismessa. Tutto questo, lasciato per facilitare l'ascesa e per arrivare in cima il più leggeri possibile. Amanti della natura che hanno lasciato una pesante impronta ambientale sulla regione montana. In un ambiente così pericoloso per la vita, i principi e le abitudini di tutti i giorni non sembrano contare.

Più che preoccuparsi di arrivare in cima e tornare a terra vivi, ora ci si aspetta che gli scalatori portino con sé i propri rifiuti. Nel 2014 il ministero del turismo del Paese ha annunciato che ogni membro di una spedizione deve tornare al campo base con almeno 9 chili di rifiuti - la quantità media prevista di rifiuti creati da un individuo durante una spedizione. In caso contrario, il deposito degli scalatori, pari a 4.000 dollari, sarà trattenuto. Con questa regola, le autorità cercano di evitare che nuovi rifiuti vengano lasciati sulla montagna.

 

nudo magazine - Pollution in the worlds most remote places - Mount EverestTuttavia, solo una recente campagna di pulizia si è occupata dei rifiuti lasciati per decenni e che avevano trasformato la montagna nella discarica più alta del mondo. La "Campagna di pulizia dell'Everest" è iniziata nell'aprile 2019 e può sicuramente essere considerata una delle pulizie più impegnative e ambiziose della storia. In 45 giorni un team di 14 volontari, assistiti da un elicottero dell'esercito, ha raccolto più di 11 tonnellate di rifiuti. 

Nel continuo tentativo di proteggere la regione montuosa del Nepal, a gennaio 2020 è entrato in vigore un divieto sulla plastica monouso. Le restrizioni riguardano anche le bottiglie di plastica e tutti gli oggetti di plastica di larghezza inferiore a 30 micron. Per mantenere la montagna pulita e limitare l'impatto dei turisti sull'ambiente, i funzionari locali lavoreranno di concerto con le compagnie di trekking, le compagnie aeree e la Nepal Mountaineering Association.  Il divieto di utilizzo della plastica monouso sarà seguito quest'anno da una campagna di sensibilizzazione sull'inquinamento da plastica.


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